Lo stoccaggio di idrogeno nel magnesio è più vicino grazie all’azione delle interfacce in nanoparticelle composite
Nanoparticelle costituite da Mg e Ti, due elementi normalmente immiscibili, mostrano eccezionali proprietà di assorbimento e desorbimento di idrogeno vicino alla temperatura ambiente
L’assorbimento reversibile di idrogeno nei solidi fornisce un metodo di stoccaggio dell’idrogeno più sicuro e compatto rispetto ai contenitori ad alta pressione o alla liquefazione. Gli idruri degli elementi leggeri sono i candidati più interessanti per questa applicazione. Il magnesio (Mg) è leggero, abbondante, non tossico, e può contenere fino al 7.6% in massa di idrogeno nel di-idruro MgH2. Tuttavia, presenta due sfide: la diffusione dell’idrogeno attraverso il MgH2 è molto lenta, e la dissociazione dell’idrogeno molecolare alla superficie del Mg è alquanto improbabile per via dell’elevata energia di attivazione. Per tali motivi è necessario operare a temperature superiori a 300 °C per rilasciare idrogeno dal Mg, a meno di non aggiungere catalizzatori costituiti da elementi preziosi quale il palladio.
In questo lavoro, entrambe le sfide sono vinte grazie alla realizzazione di nanostrutture particolari costituite da Mg e TiH2 (di-idruro di titanio). Come schematizzato nell’immagine in alto, cristalli di TiH2 con un diametro di soli 2-5 nm sono incorporati in nanoparticelle di Mg del diametro tipico di 10-30 nm. La fase TiH2 favorisce la dissociazione e ricombinazione dell’idrogeno molecolare, permettendone rispettivamente l’assorbimento e il desorbimento. Inoltre, l’idrogeno atomico diffonde rapidamente lungo le interfacce fra Mg and TiH2, accelerando le cinetiche di trasformazione. Le interfacce fungono anche da siti preferenziali per la nucleazione della nuova fase, riducendo la barriera energetica associata alla tensione superficiale. Il risultato è che tali nanoparticelle sono in grado stoccare reversibilmente idrogeno anche a temperatura relativamente bassa (100 °C) con una capacità del 5% in massa. Tali numeri rappresentano una nuova pietra di paragone per lo materiali a base di magnesio.
Occorre enfatizzare che l’unione di Mg e Ti in una singola nanoparticelle non è triviale, in quanto i due elementi sono immiscibili. Per ottenere questo risultato, nel laboratorio Nanomateriali del DIFA è stata sviluppata una nuova metodologia. In sintesi, una miscela di vapori di Mg e Ti viene raffreddata rapidamente in una atmosfera di elio e idrogeno. I vapori soprassaturi condensano formando nanoparticelle bi-metalliche, illustrate in figura, attraverso un meccanismo di auto-assemblaggio di tipo bottom-up.