Si è trattenuto ben oltre l’orario previsto, a fare selfie con gli studenti e le studentesse e ad autografare le locandine come una rock star, il prof. Genzel, premio Nobel per la fisica nel 2020, dopo una lezione che ha innalzato i cuori e le menti della platea del Centro Congressi del CNR, gremita di oltre 300 persone.
Un intervento illuminante, nel quale l’astrofisico ha illustrato le condizioni che portano alle grandi scoperte. Nelle parole del professore, la conferma dell’importanza di avere un’idea chiara, ben focalizzata, e di saper progettare il cammino da percorrere, insieme alla necessità di considerare sempre l’apporto dei progressi tecnologici ma, soprattutto, la lucida consapevolezza del valore del lavoro di squadra, dell’effetto moltiplicatore che ha una comunità scientifica, determinata nel raggiungere un obiettivo comune.
L’astrofisico ha accompagnato la platea in un viaggio, iniziato più di cento anni fa, che ha visto il concetto teorico di 'buco nero' perfezionarsi grazie al paziente lavoro di Penrose, Wheeler, Kerr, Hawking e molti altri. Dalle prime prove indirette dell’esistenza dei buchi neri per quarant’anni, il prof. Genzel e i suoi colleghi e colleghe hanno studiato la distribuzione di massa nel centro della Via Lattea fino a dimostrare l'esistenza di un oggetto di quattro milioni di masse solari, senza dubbio un buco nero supermassiccio. È per questa scoperta che a Reinhard Genzel, assieme alla collega statunitense Andrea Ghez, è stato insignito il premio Nobel per la Fisica nel 2020; premio che condividono con Roger Penrose, per i suoi studi pionieristici sui buchi neri nel contesto della teoria della relatività generale.
Un cammino lungo, quello del prof. Genzel nel cui racconto ha saputo enfatizzare il contributo di ogni collaboratore e collaboratrice con la stessa generosità intellettuale con cui si è prestato a rispondere alla valanga di domande di colleghi e colleghe e soprattutto di studenti e studentesse del Dipartimento di Fisica e Astronomia “A. Righi”.
Entusiasmo e coinvolgimento sono le parole che meglio esprimono l’atmosfera di questo evento che, dopo anni di isolamento forzato e dialoghi filtrati da uno schermo, ha certamente generato un impatto tangibile sulla prossima generazione di ricercatori e ricercatrici
Grazie prof. Genzel!