Novant’anni fa Guido Horn d’Arturo, direttore dell’Istituto di Astronomia dell’Università di Bologna, inviava al Ministero delle Corporazioni la richiesta di brevetto per uno strumento innovativo di propria ideazione: un telescopio in cui il tradizionale specchio monolitico era stato rimpiazzato da uno specchio a tasselli.
Era un progetto straordinario ma troppo in anticipo sui tempi e non incontrò il successo che avrebbe meritato.
Guido Horn d’Arturo, tuttavia, non si arrese, costruì il suo strumento e con esso acquisì più di 17000 lastre fotografiche di oggetti celesti. Gli specchi a tasselli avrebbero iniziato a soppiantare quelli monolitici dei grandi telescopi soltanto a partire dal 1979 e l’astronomo, scomparso ormai da dodici anni, non ebbe la soddisfazione di assistere al riconoscimento della sua grande intuizione tecnologica.
Nel corso dei decenni successivi questa si sarebbe rivelata sempre più vincente, sia per la costruzione dei telescopi a terra che esplorano l’universo in bande diverse da quella ottica, sia per la realizzazione del più grande telescopio spaziale esistente, il James Webb Space Telescope.
Nell’arco di un mese, dal 6 ottobre al 3 Novembre, la rassegna “Guido Horn d’Arturo, l’astronomo che immaginò il futuro” presenta al pubblico - attraverso conferenze tematiche, visite guidate, incontri e laboratori didattici - i diversi aspetti innovativi introdotti da Guido Horn d’Arturo, dallo sviluppo tecnologico dei grandi telescopi moderni alla nascita della divulgazione astronomica in Italia.
Per il programma dettagliato vedere il pieghevole allegato oppure consultare la pagina https://sma.unibo.it/it/agenda/guido-horn-darturo-lastronomo-che-immagino-il-futuro
Rassegna a cura del Dipartimento di Fisica e Astronomia e Museo della Specola SMA, con la partecipazione di INAF-OAS e CTA